Bisogna accettare che ogni tanto si è ancora la versione più bassa di sé…

Bisogna accettare che ogni tanto si è ancora la versione più bassa di sé. E che le cose che credevamo di aver ormai sciolto nella luce, ritornino a visitarci e ci rifacciano lo sgambetto.
Come una pala sul soffitto che, quando la spegni, anche se hai tolto la corrente, per un po’ continua a girare. Ed è istruttivo anche vedersi a questi piani bassi, perché così si ha la possibilità di conoscere profondamente quali siano i propri attaccamenti e le proprie ferite. Anche quelle che non sanguinano più ma che sono diventate delle abitudini, degli automatismi, che a volte hanno ancora il potere di tirare i nostri fili, come marionette.
L’importante in quei momenti è riuscire a poco a poco a riconquistare il centro. Fare una torta, usare il tempo per dei gesti di bene semplice per sé e per altri, in modo da scendere dalla girandola dei pensieri che ci precipitano dentro un vortice, un buco nero in cui la verità si fa lontanissima da quel che creiamo con le nostre illusioni. E mantenere la calma e il silenzio, perché fuori di noi c’è un mondo diverso, reale, che non combacia con quello che abbiamo costruito nel nostro rimuginare, e sarebbe davvero sorprendente ascoltare le nostre parole che pregiudicano sulla base di quel che è divenuto realtà solo nei nostri timori. Soprattutto bisogna cercare di volersi tanto bene, di non abbandonarsi, di vedersi scendere ma attendersi anche sulla soglia della luce che tornerà a splendere. Con fiducia, con amore e con perdono. Perché siamo venuti qui per questo, per prendere in mano ad uno ad uno tutti questi spigoli di irrealtà, di oscurità, un po’ alla volta farli risalire, fino alla libertà.

Giulia Calligaro
Illustrazione Pinterest

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